Thursday 13 May 2010

settimo post: distrazioni

nel riflesso degli occhi aveva l'orario dei treni. 13:30 sul binario d2.
erano le 12:20. chissa' cosa l'aveva spinto a presentarsi al cancello cosi' presto.
si perse con lo sguardo mentre guardava il vuoto davanti a se. era seduto su una panchina e fissava un albero di fronte a lui, poco distante. accompagnato dal fruscio del vento e dallo scroscio della pioggia si isolo' in un mondo tutto suo. in poco tempo tutto quello che lo circondava cambio' forma e colore. si ritrovo' in mezzo al mare su una barca di piccole dimensioni. era un desiderio che voleva realizzare da tempo, un sogno nel cassetto. uscire dalla monotonia di ogni giorno per sentirsi libero, li, in mezzo al mare. era un desiderio e come molti altri probabilmente nemmeno questo verra' realizzato. pero' finiva spesso li con i pensieri, tra il blu del mare sotto e l'azzurro del cielo sopra. un mondo che non conosceva. lo chiamava "il suo posto felice", quando confidandosi con i colleghi in ufficio parlava delle vacanze mai vissute. tutto per tenere testa a quei quattro sfigati che mettono il mutuo alla casa per poter andare in vacanza con la famiglia e qualche amante. si sentiva squallido in quei momenti. ma non voleva essere soggetto agli sfotto' dei colleghi. teneva un basso profilo: non voleva essere ne di lodi ne di rimproveri. era una persona molto timida e chiusa in se stessa. viveva da solo in un monolocale poco fuori dal centro. la vita non lo soddisfava, era chiuso in un ufficio otto ore al giorno. certo, la busta paga era ottima, ma una grande percentuale andava quasi direttamente al suo strizzacervelli. lo pagava per sentire i suoi problemi. probabilmente anche lo psichiatra doveva sfogarsi con qualcuno, perche' erano 3 anni ormai che lui gli raccontava sempre le stesse cose.
un treno gli passo' davanti e torno' nel mondo reale. si alzo' di scatto. chissa' quanto tempo era rimasto con lo sguardo fisso nel vuoto. controllo' l'ora. erano passati 7 minuti.
rattristito si risedette. si mise a riflettere su come la sua mente lo prenda in giro. una volta, quando era triste, gli bastava pensare al suo "posto felice" per avere la forza di sorridere. ora invece la monotonia della sua vita gli aveva intaccato pure i pensieri piu' belli e stava per divorarlo da dentro, cominciando dalla sua anima. digrigno' i denti, convincendosi che prima o poi tutto cambiera' e tornera' a vivere in campagna.
per un momento si guardo' intorno spaesato. i pensieri lo avevano disorientato. si guardo' intorno e rimembro' di aspettare lei. un sorriso apparve sulla sua bocca. il contorcimento dei muscoli delineo' un'espressione da ebete sulla sua faccia: ne era innamorato.
il treno si fermo'. erano le 13:35. si alzo' e comincio' a camminare verso il vagone 4. lei scese. il loro sguardo si intreccio'. lui non capiva piu' nulla. il suo sguardo non vedeva nient'altro che lei, i suoi occhi verde smeraldo, i suoi capelli biondi che volavano liberi nell'aria, mentre correva nella sua direzione. senza dire una parola i due si abbracciarono, come due innamorati che si aspettavano da anni. nella libidine del momento non si accorse che l'uomo dietro di lui gli puntava una pistola. "lascia la ragazza e metti le mani in alto" urlava a squarciagola, mentre le gambe gli tremavano. si giro' incredulo alla scena che gli si presento' davanti. il poliziotto gli puntava la pistola, mentre un suo collega aveva aperto la valigietta che l'uomo scordo' sulla panchina. era piena di cocaina. "hai finito di vendere questa merda per le strade, schifoso!" gli urlavano contro. lui non capiva, non sapeva cosa dire o come reagire. lo amanettarono, e mentre lo portavano via gli sembrava di vivere un incubo. quella valigietta non era la sua, lui era un normale impiegato bancario, non uno spacciatore. non voleva finire in prigione, e divincolandosi dall'agente e con le mani ancora ammanettate dietro la schiena si butto sul binario d1, dove un treno stava arrivando. sbatte' la testa sulle rotaie. vide le grosse ruote d'acciaio avvicinarsi sempre di piu', tra la confusione generale e le urla dei due poliziotti. il treno si avvicinava a una velocita' inaspettata. stava arrivando, oramai era a pochi metri. eccolo: sentiva gia' l'odore dell'ultimo momento di vita. era a un passo dal treno quando le luci si spensero e tutto intorno a lui era buio.
in sottofondo sentiva una musica. non riusciva a distinguere bene le parole, ma gli pareva conosciuta. il volume aumento'. qualcosa lo stava scrollando mentre lui non capiva chi o cosa stesse provocando quella confusione.
apri' gli occhi. vide il suo ocmpagno di stanza che lo stava toccando su una spalla con in mano il cellulare. ritorno' al mondo reale. spense la sveglia, si guardo' intorno e capii di essere nella sua stanza da letto. per qualche minuto fisso' incredulo il compagno di stanza mentre lui rideva all'espressione della sua faccia. era ora di svegliarsi e di andare a lezione. "bel modo di cominciare la giornata" penso'.





fine. mi scuso per gli errori. forse un giorno rileggero' tutto e rimediero'. per ora...
baronce out

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